Studio comparativo di tecniche di rilevazione molecolare di Sars-Cov2 su diversi campioni biologici in una coorte di pz sottoposti a terapia antitumorale.
L’attuale pandemia in atto causata dal nuovo Coronovirus (SARS-CoV2) rende necessaria l’acquisizione di conoscenze circa le caratteristiche della risposta immunitaria all’infezione. In particolare, che tipo di risposta immunitaria il virus SARS-CoV-2 produce nel soggetto infettato? Quanto è efficace? Quanto dura? Le forme lievi o asintomatiche stimolano una uguale risposta immunitaria rispetto a quelle severe?
UnIRSa è uno studio di coorte di soggetti che hanno sviluppato COVID-19 e che l’hanno superata. I candidati saranno identificati attraverso l'elenco dei soggetti positivi SARS-CoV-2 dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali di Alessandria, Novara e Vercelli e tra il personale sanitario positivo SARS-CoV-2 delle medesime aziende e dell'AOU Maggiore della Carità di Novara e dell'AON SS Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, Regione Piemonte, Italia.
Gli obiettivi secondari consistono in valutare la risposta immunitaria a specifici epitopi SARS-CoV-2, determinare l'efficacia di specifici anticorpi anti-SARS-CoV-2 come agenti neutralizzanti.
Studio comparativo di tecniche di rilevazione molecolare di Sars-Cov2 su diversi campioni biologici in una coorte di pz sottoposti a terapia antitumorale.
Nel dicembre 2019 in Cina sono apparsi i primi casi di sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2 (SARS-CoV-2) e da allora si è diffusa ampiamente in tutto il mondo. La conseguente malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) ha portato ad un alto numero di vittime. La conoscenza scientifica sulla SARS-CoV-2 si è evoluta rapidamente dall’inizio dell'epidemia, ma poco è noto sulle risposte al virus nella popolazione immunocompromessa, di cui fanno parte i pazienti oncoematologici. È stato dimostrato che l'infezione da virus SARS-CoV-2 è particolarmente preoccupante nei pazienti affetti da cancro a causa di infezioni persistenti e di un maggior rischio di complicanze. La determinazione della carica virale e della cinetica degli anticorpi in questi individui è necessaria per proteggere questa popolazione estremamente fragile. Pertanto, la necessità di sviluppare nuove tecnologie rappresenta una delle principali esigenze cliniche.
Nel progetto di ricerca ddPCR OnCOVID al fine di consentire la rapida presa in carico e la corretta gestione dei pazienti oncoematologici infetti da SARS-CoV-2 verranno utilizzate innovative tecniche molecolari sviluppate dal Laboratorio di Virologia Molecolare (UPO) come la droplet digital PCR (ddPCR) e il Saggio di Neutralizzazione (NTA). La ddPCR serve per rilevare la carica virale di SARS-CoV-2. Questa tecnologia consente una quantificazione assoluta, precisa e ultrasensibile degli acidi nucleici. Numerose evidenze scientifiche indicano migliori prestazioni della ddPCR nel rilevare campioni a bassa carica virale rispetto alla classica real time quantitativa (RT-qPCR), che dà origine a un certo numero di risultati falsi negativi. Inoltre, con l'obiettivo di sviluppare un facile approccio di sorveglianza, l'utilizzo della saliva, come campione biologico da analizzare con la ddPCR, permette un prelievo più semplice rispetto al tampone nasofaringeo e causa un minor discomfort per i pazienti. Questo consente di mettere in atto azioni di monitoraggio dell’andamento dell'infezione nel tempo. La saliva, come riportato in letteratura, rappresenta un campione affidabile per diagnosticare l'infezione da SARS-CoV-2 e risulta essere più sensibile del tampone nasofaringeo per identificare soggetti con bassa carica virale. Il saggio NTA andrà a rilevare gli anticorpi neutralizzanti, un sottoinsieme di anticorpi che riconoscono il virus e che sono in grado di bloccare l'infezione.
Protocollo di sorveglianza immunologica per valutare l’efficacia e la durata dell’immunità post-infezione da SARS-CoV-2 in una coorte di pazienti ematologici.
La recente comparsa e rapida espansione del virus SARS-CoV-2 e della malattia ad esso associata, che è stata denominata COVID-19, ha determinato la più grave crisi sanitaria negli ultimi cento anni dopo la pandemia di influenza spagnola di inizio ventesimo secolo, ed è stata dichiarata pandemia dall’organizzazione mondiale della sanità l’11 marzo 2020. COVID-19 si manifesta con un ampio spettro di scenari clinici che vanno dalla più completa asintomaticità, a una lieve sindrome influenzale fino alla compromissione respiratoria acuta, che si verifica in circa il 20% dei casi, e che può mettere a rischio la vita dei pazienti. In particolare, numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato che in caso di infezione da SARS-CoV-2 in alcune popolazioni di pazienti, come i pazienti immunodepressi, tra cui sono annoverati i soggetti affetti da patologie ematologiche, si osserva un’aumentata morbilità (sviluppo di quadri d'infezione alle basse vie aeree, inclusa la polmonite, rischio di insufficienza respiratoria) e mortalità. A tal proposito, nonostante la letteratura sia ancora ridotta, i pazienti ematologici, sebbene frequentemente manifestino infezioni persistenti da SARS-CoV-2, sviluppano una risposta umorale variabile, spesso ritardata e ridotta rispetto alla popolazione generale.
Questo studio si propone di analizzare la risposta immunitaria nei pazienti onco-ematologici che hanno contratto e superato la malattia COVID-19 tramite test sierologici e un saggio di neutralizzazione, in modo da poter verificare se in un contesto di immunodepressione ci sia l’induzione di un’efficace risposta umorale nei confronti di questo virus.
Attualmente, i kit commerciali danno la possibilità di individuare l’eventuale presenza di anticorpi specifici contro Sars-CoV-2, ma non di verificare se questi siano in grado di bloccare l’entrata del virus nelle cellule, se presentino cioè la “capacità neutralizzante l’infezione”. Il saggio di neutralizzazione messo a punto nel Laboratorio di Virologia Molecolare si basa sull’uso di virus chimera non patogeni che esprimono la proteina Spike e quindi mantengono tutte le caratteristiche proprie delle prime fasi dell’infezione nella cellula, intendendo con questo le fasi di attacco e penetrazione fondamentali per verificare l’efficacia degli anticorpi come agenti neutralizzanti. Questo test ha il vantaggio di poter essere eseguito in laboratori organizzati per un livello 2 di biosicurezza, in tempi non molto lunghi e con un ottimo livello di riproducibilità e sensibilità. Operativamente, ai pazienti arruolati nello studio verrà effettuato un prelievo ematico. Nel caso, il paziente risultasse positivo ad una rilevazione quantitativa degli anticorpi anti-SARS-CoV2 presenti nel siero che verrà eseguita tramite test sierologici commerciali, verrà successivamente analizzata l’effettiva presenza di anticorpi neutralizzanti, tramite il saggio di neutralizzazione.
L’analisi dei dati ottenuti ha come primo obbiettivo di identificare possibili differenze in termini di capacità immunizzante tra le diverse patologie ematologiche sia in relazione al tempo che al tipo di terapia effettuata, così da meglio comprendere la risposta immunitaria in questa fascia di popolazione e valutare anche possibili re-infezioni.
In sintesi, la possibilità di valutare in tempi brevi la presenza di anticorpi e verificare la loro capacità neutralizzante l’infezione da CoV-2 costituisce un obiettivo fondamentale ed essenziale per valutare l’efficacia e la durata dell’immunità in soggetti a rischio come quelli ematologici in seguito all’infezione.
Nel dicembre 2019 in Cina sono apparsi i primi casi di sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2 (SARS-CoV-2) e da allora si è diffusa ampiamente in tutto il mondo. La conseguente malattia da coronavirus 2019 (
Nuovo approccio terapeutico basato sul microbiota intestinale per la prevenzione del diabete mellito tipo 2
Novel Intestinal Microbiota-based Medicine for Preventing Type 2 Diabetes Mellitus Considerando che la prevalenza del DM2 è in continuo aumento e che attualmente le opzioni terapeutiche per prevenirlo in soggetti ad alto rischio non sono sufficienti, sono necessarie quindi strategie terapeutiche preventive sicure ed efficaci.
Il progetto DM PREVENT si basa sull’utilizzo di tecnologie di isolamento di microorganismi commensali dall’intestino umano al fine di utilizzarli a scopo terapeutico. È stato isolato e caratterizzato un batterio anaerobio stretto (Intestinimonas butyriciproducens), producente butirrato, che attraverso i dati di questo studio pilota potrà essere sviluppato come terapia per prevenire il DM2 in individui ad alto rischio, sulla base delle sue caratteristiche funzionali. L’attività terapeutica di questo batterio si basa su 3 meccanismi di azione già valutati in studi nell’animale:
- Riduzione della produzione di AGEs che si associano alle complicanze del diabete di tipo 2
- Conversione dello zucchero e delle proteine in butirrato, un acido grasso a catena corta con effetti positivi sulle malattie metaboliche
- Ripristino della sensibilità all’insulina, normalmente ridotta nei pre-diabetici
Lo studio si propone di valutare gli effetti derivanti dalla somministrazione del probiotico contenente l’ Intestinimonas butyriciproducens GL3 in soggetti adulti obesi pre-diabetici. L’obiettivo sarà valutare l’effetto di una dose del prodotto probiotico (Intestinimonas butyriciproducens GL3) sulla sensibilità insulinica in un gruppo selezionato di soggetti obesi pre-diabetici adulti
Si tratta di uno studio pilota in singolo cieco, randomizzato e controllato contro placebo (fase 1) ed in aperto a due differenti dosaggi (fase 2), promosso dall’Endocrinologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Carità” di Novara, Università del Piemonte Orientale, in seno al progetto Europeo EuroTransBio ETB 2017-030.
Sarà reclutato un campione di 26 soggetti (13:13). Verrà utilizzato un generatore di numeri casuali (generatori di Lehmer) per randomizzare i pazienti al trattamento attivo o al placebo. I soggetti saranno prima randomizzati con rapporto 1:1 a trattamento con Intestinimonas butyriciproducens GL3 (con una dose di 105 CFU/die) o placebo per un totale di 12 settimane, poi i soggetti in placebo entreranno in trattamento alla dose precedente (105 CFU/die) ed i soggetti in trattamento, aumenteranno la dose a 108 CFU/die.
Diagnosi precoce delle comorbidità e conferma della reale immunizzazione in pazienti con Covid-19
Il virus SARS-CoV2 è il patogeno responsabile della malattia nota come Coronavirus Disease 2019 (COVID-19), che può presentarsi con quadri di gravità variabile, dalla completa asintomaticità a una severa compromissione respiratoria ed emodinamica, potenzialmente fatale.
L’Italia è stato il primo paese occidentale a confrontarsi con la pandemia e sia i clinici, sia i ricercatori del nostro paese hanno ricoperto un ruolo centrare nel caratterizzare la fase acuta della malattia, ma ad oggi si conosce ancora poco riguardo le conseguenze a lungo termine dell’infezione da SARS-CoV-2, ma basandosi sull’osservazione che le epidemie causate da altri coronavirus (es: SARS e MERS) sono associate alla comparsa di sintomi persistenti e compromissione funzionale nel tempo, è ragionevole ipotizzare che anche l’infezione da SARS-CoV-2 possa essere associata a manifestazioni a medio-lungo termine.
Avendo precedentemente dimostrato la presenza di persistenti alterazioni della funzione respiratoria in una non trascurabile porzione di soggetti a distanza di 4 mesi dall’ospedalizzazione per COVID-19, questo studio ha l’obiettivo di determinare la persistenza di complicazioni respiratorie, radiologiche, motorie e psicologiche a distanza di 1 anno dalla dimissione dall’ospedale. A tal fine, verranno raccolti dati da una corte prospettica di soggetti sopravvissuti a polmonite da COVID-19 al fine di valutare:
- Mortalità e morbidità a distanza di un anno dall’infezione
- Percentuale di pazienti che presentano una riduzione persistente della funzionalità polmonare e identificazione di fattori predittivi associati
- Percentuale di pazienti che presentano una riduzione persistente delle funzioni motorie e identificazione di fattori predittivi associati
- Percentuale di pazienti che presentano un deficit psicologici e identificazione di fattori predittivi associati
Seguici: